La storia di questo test inizia con uno psichiatra svizzero, Hermann Rorschach, che basa i suoi studi sulla percezione, ritenendo di poter discriminare uno specifico stile percettivo presente nei soggetti con patologia rispetto allo stile percettivo di soggetti non patologici. Un anneddoto interessante però è che un ruolo non indifferente è stato giocato proprio dal caso (Fortuna? Destino? Per noi oggi sicuramente una benedizione!): infatti, quando il Dott. Rorschach fece stampare le dieci tavole del test (che per economia aveva dovuto selezionare tra molte altre), ebbe la decisamente poco gradita sorpresa di trovarvi dei toni di grigio, cioè delle sfumature che non erano presenti negli originali e che lui non voleva. Non potendo però affrontare la spesa della ristampa utilizzò quelle che ancora oggi, a più di 80 anni di distanza, noi utilizziamo. Col passare del tempo, il test ha attirato sempre di più l’attenzione di studiosi e specialisti del settore, fino al punto di divenire uno dei più diffusi (se non il più diffuso!) e studiati strumenti diagnostici per la rilevazione del funzionamento della personalità. Il test si compone di 10 tavole totali, alcune in bianco e nero e altre colorate, che possono essere osservate con qualsiasi orientamento e chi le guarda può vederci all’interno qualsiasi cosa. Non esiste risposta giusta o sbagliata, esiste solo ciò che riusciamo a vederci. Il test di Rorschach viene molto utilizzato, oltre che nella pratica clinica, anche nella pratica forense, per valutare aspetti strutturali della persona e aspetti più dinamici, legati quindi al perché di un certo funzionamento. E’ possibile utilizzarlo per fare diagnosi, ma anche per programmare il trattamento terapeutico che meglio si adatta alla persona. Gli specialisti che, dopo un training adeguato, possono utilizzare questo test sono: psicologi, psichiatri, psicoterapeuti e psicoanalisti. Direi che è quindi doveroso ringraziare il Dott. Rorschach e le difficoltà economiche degli anni ’20 che ci hanno tramandato questo “errore”, che alla fine è diventato uno degli strumenti diagnostici che meglio riesce a leggere le mille sfumature di una persona.